L’importanza di una corretta e periodica manutenzione della propria attrezzatura: un “dettaglio” spesso sottovalutato.
Intervista a Domenico Quaranta
I consigli di un tecnico
Erogatori, fruste, jaket, rubinetterie
D.
Mimmo cominciamo a parlare dell’elemento più importante dell’attrezzatura che è l’erogatore, al quale è affidata la nostra sicurezza.
R.
Si certamente è l’elemento a cui dobbiamo prestare la massima attenzione. Purtroppo devo dire che talvolta è invece un componente dell’attrezzatura che riceve molte meno cure di quante ne dovrebbe avere. Infatti nel nostro laboratorio ne arrivano molti con avanzati processi di ossidazione e usura dei componenti, quindi che non venivano revisionati da molto tempo.
In questi casi gli interventi spesso non possono essere solo di normale manutenzione, ma addirittura di ripristino. Un aspetto che trae in inganno, e che può essere molto pericoloso, è che specialmente se sono di buona qualità possono comunque continuare a funzionare anche se molto provati dall’uso e in precarie condizioni interne, poco palesi all’esterno, illudendo il poco accorto proprietario che lo strumento non ha ancora bisogno di alcun intervento di pulizia, o di sostituzione di parti usurate e di taratura.
Poi inevitabilmente e improvvisamente iniziano i problemi e i costi sugli interventi possono essere elevati. Vorrei fare anche una precisazione. Le parti interne dei primi stadi a membrana di migliore qualità sono praticamente isolate dall’esterno; di conseguenza non entra assolutamente acqua, e questo aspetto trae in inganno molti subacquei che credono che l’erogatore non subisca fenomeni di ossidazione e che possa fare il suo lavoro senza problemi per molto tempo.
E’ una convinzione assolutamente errata. L’aria a pressione che lo attraversa ha comunque una carica di umidità, alla quale va aggiunta una inevitabile aggiunta di microscopiche impurità e di oli aereosolizzati che comunque anche il miglior filtro non riesce a bloccare. Teniamo conto che nell’attività subacquea si utilizzano in genere bombole di tanti diving diversi e caricate da compressori diversi.
E’ chiaro che non si può essere sicuri del tutto che l’aria sia sempre assolutamente pulita, anzi è più probabile il contrario. Ecco perché l’interno del primo stadio si incrosta comunque ed anche i movimenti meccanici usurano le guarnizioni.
I modelli più semplici ed economici di primi stadi sono del tipo a pistone non bilanciato, e sono costituiti fondamentalmente da due pezzi in movimento. Difficile metterli in crisi, e per questo sono molto affidabili, dei veri muli, ma al diminuire della pressione delle bombole richiedono un maggior sforzo respiratorio. Sono i più facili da revisionare.
Un classico secondo stadio non bilanciato, semplice, economico e robusto. Grande affidabilità e semplicità di manutenzione.
Quindi il miglior consiglio che posso dare è quello di procedere ad una revisione annuale se l’uso che se ne fa è piuttosto intenso, ad esempio come nel caso di chi lavora in un diving, e comunque un intervento con questa periodicità assicura il massimo della sicurezza e una vita molto lunga dell’erogatore.
Per essere più precisi direi che ogni 40 o 50 immersioni è bene procedere ad una revisione completa. Aggiungerei anche che per chi fa immersioni tecniche è sicuramente una condizione imprescindibile. Certo mi rendo conto che il fattore economico incide non poco sulla decisione di portare l’attrezzatura in assistenza, anche in relazione ad alcuni recenti aumenti sul costo dei kit di manutenzione di alcuni produttori, ma ritengo che non è certo sull’affidabilità del proprio erogatore che un subacqueo deve poter risparmiare.
Nel caso in cui l’uso non sia particolarmente frequente possiamo invece effettuare un intervento completo ogni due anni, e addirittura per un uso ancora più limitato o episodico si può arrivare fino a tre anni. In proposito farei anche una considerazione che coniuga la sicurezza con i costi di manutenzione.
Si può procedere infatti anche ad un controllo parziale, sempre e comunque effettuato da un tecnico competente, che non prevede la sostituzione dell’intero kit dei componenti. Il tecnico verifica visivamente dalle varie aperture la presenza di sporcizia o di segni di corrosione interna, valutandone l’entità, iniziando col rimuovere il filtro sinterizzato del primo stadio, che quasi sicuramente va sostituito con una semplice operazione, passando poi alle aperture delle fruste, di cui è bene sostituire le guarnizioni o-ring dopo le opportune pulizie, intervenendo anche sugli elementi girevoli come l’innesto della frusta del secondo stadio, che va anche lubrificata.
Procede poi, nel caso di erogatori bilanciati, ad una verifica e a una taratura sia della pressione intermedia del primo stadio e sia dello sforzo di respirazione che coinvolge i due stadi. In particolare un intervento di verifica sui secondi stadi è molto più facile, in quanto sono facilmente apribili.
Questi controlli fatti ovviamente da chi ha competenza e esperienza, se hanno esito positivo, possono far temporaneamente risparmiare il costo e il lavoro per la sostituzione di tutto il kit di manutenzione, dilatando per un pò i tempi di questo intervento, che comunque più in avanti va effettuato..
Un primo stadio a membrana. Visibile in questo spaccato di colore rosso, e che da il nome a questa tipologia. E’ costituito da pezzi piuttosto piccoli e facilmente suscettibili di guasti in caso di entrata di acqua. Infatti sono realizzati con l’interno isolato dall’esterno. Sono del tipo bilanciato e offrono prestazioni elevate e affidabilità, ma necessitano di un attento lavaggio dopo l’uso e del rispetto dei tempi della manutenzione periodica.
Interno di un secondo stadio bilanciato. E’ una tipologia che offre le massime prestazioni, ed è costituita da componenti più elaborati rispetto ad un semplice secondo stadio non bilanciato. L’affidabilità è sicuramente elevata, ma occorre effettuare con molta cura risciaqui e manutenzioni periodiche.
D.
In Italia sono molti i rivenditori e i laboratori che offrono il servizio di assistenza per le attrezzature subacquee, ma come ci si può regolare per capire la validità e la serietà di un tecnico?
R.
Mi rendo conto che può essere un problema e purtroppo talvolta ci capita di aprire degli erogatori malfunzionanti, ritirati da pochissimo tempo da altri laboratori dove avevano assicurato di aver effettuato tutti gli interventi di pulizia e sostituzione dei pezzi, e che invece si sono rivelati molto incrostati e con componenti non sostituiti del tutto, o sostituiti con altri pezzi adattati da altre marche o reperiti da produttori economici di terze parti, quindi non originali e di bassa qualità.
In questi casi sono il primo a dispiacermene e non mi fa certo piacere dover spiegare al cliente in che condizioni ho trovato l’interno di un primo, o di un secondo stadio. Ma veniamo alla tua domanda: come può un subacqueo monitorare la validità e la serietà di un laboratorio.
Certamente non è facile e molto si basa sulla fiducia e la reputazione conquistata nel tempo. Posso dire che intanto è bene accertarsi se chi opera dispone dell’abilitazione rilasciata da ogni produttore come tecnico ufficialmente autorizzato per intervenire sui propri erogatori, dopo aver effettuato uno specifico corso certificato.
E’ importante, anzi molto importante, farsi anche dichiarare di utilizzare i pezzi di ricambio originali. I laboratori più professionali in genere consegnano al ritiro anche la confezione utilizzata per il kit di ricambio originale con all’interno i vecchi pezzi sostituiti.
In proposito è da tenere anche presente che i principali e più prestigiosi produttori procedono sempre nel tempo ad apportare migliorie nella componentistica, quindi ad ogni sostituzione di un kit si beneficia anche di eventuali aggiornamenti qualitativi dei pezzi, e questo è possibile solo utilizzando ricambi originali.
In pratica si mantiene l’erogatore tecnicamente sempre aggiornato. Su questi aspetti una considerazione particolare va fatta sulle guarnizioni o-ring. E’ questo un componente che per un profano può sembrare di poco conto, tanto da ritenere che rispettando le misure se ne possono trovare di ricambio anche dal ferramenta sotto casa.
Niente di più sbagliato! Nella meccanica in generale e nelle applicazioni tecniche, questo elemento apparentemente umile, in realtà è il frutto di attenti studi, di progettazioni e di innumerevoli prove di resistenza, fluidità, morbidezza e impermeabilità, e ne vengono prodotti vari tipi con grado di durezza espresso in un’unità di misura definita shore (sh), e con mescole diversissime a seconda degli usi a cui è destinato.
Nel settore subacqueo e in particolare per gli erogatori ogni produttore ne utilizza diversi tipi dedicati e prodotti con mescole diverse, specificatamente testati per funzionare con quelle determinate componenti meccaniche statiche o mobili, sotto pressione e a contatto con ambiente salino.
Ecco perché è importante usare solo quelli originali, ma purtroppo, anche in questo caso, può capitare di intervenire su perdite e malfunzionamenti dovuti a precedenti e incaute sostituzioni con o-ring commerciali per uso generico. Un altro importante segnale della professionalità di un laboratorio è la disponibilità dei macchinari per la taratura degli erogatori e l’utilizzo delle vaschette a ultrasuoni per la pulizia dei componenti smontati.
Diffidate sempre di chi non dispone di adeguate attrezzature ed opera superficialmente. In proposito ecco perché insisto sempre di accertarsi il più possibile sulla serietà del laboratorio di assistenza, evitando anche di affidarsi all’amico cosiddetto praticone, che talvolta, nonostante la buona volontà, può invece arrecare danni maggiori, o addirittura, peggio ancora, consiglio vivamente di evitare il fai da te.
Raccomando infatti agli amici subacquei di non improvvisarsi manutentori, se non si possiede un’adeguata competenza e attrezzatura. Ricordatevi che all’erogatore è affidata la vostra sicurezza.
Una componente che va ben tenuta, pulita e lubrificata con controlli periodici è la valvolina che si apre quando connettiamo la frusta del GAV o della muta stagna. E’ piccola e facilmente attaccabile dalla corrosione e si usura. Si può intervenire aprendola con un cacciavite da ciclista per le valvoline delle camere d’aria.
D.
Quali sono i tuoi consigli per mantenere in efficienza un erogatore e quali sono i segnali che ci avvisano dell’inizio di problemi di funzionamento.
R.
Iniziamo col dire che ogni buon subacqueo sa bene che un erogatore deve essere sciacquato con acqua dolce dopo l’uso, ma è importante capire come questo intervento deve essere effettuato. Andiamo con ordine. Prima di tutto bisogna accertarsi che il tappo di chiusura del primo stadio sia effettivamente stagno, aspetto non del tutto scontato.
Se filtra acqua all’interno, soprattutto di mare, il primo stadio si danneggia e va assolutamente revisionato. E’ importante quindi verificare che una volta serrato il tappo sulla filettatura, la guarnizione o ring dell’erogatore vada perfettamente in battuta.
Questo riguarda gli attacchi DIN. Per quanto riguarda gli attacchi INT userei solamente il tipo dotato di guarnizione o ring. Invece quelli totalmente in gomma non sono molto affidabili e si usurano facilmente. Un buon risciacquo va effettuato per immersione totale dell’erogatore badando bene, una volta immerso, di non premere mai il pulsante del secondo stadio, altrimenti anche in questo caso entra acqua all’interno, mancando la pressione dell’aria a contrasto. In proposito una raccomandazione.
Quando si smonta un erogatore molti subacquei si limitano a chiudere la rubinetteria della bombola e poi semplicemente a scaricare l’aria dal primo stadio, e quindi procedono allo smontaggio. La manovra non è sufficiente a svuotare l’interno dell’erogatore dell’acqua residua. Infatti a rubinetteria aperta è bene mantenere il pulsante premuto per alcuni secondi fino a quando visibilmente non termina di uscire acqua spruzzata fuori e quasi aereosolizzata.
Poi, tornando al risciacquo, una volta immerso in acqua dolce pulita è bene lasciarcelo per alcuni minuti per diluire bene il salmastro, ma questo vale anche per acque dolci come laghi, sempre pieni di residui in sospensione, ed anche per un uso in piscina, aspetto questo molto sottovalutato, perché l’alta presenza di cloro danneggia notevolmente le componenti interne sia in gomma che in metallo.
Altra accortezza, specialmente in estate e comunque con temperature calde, è quella di non far asciugare mai l’erogatore a fine immersione se non possiamo risciacquarlo subito. Ad esempio in una classica uscita domenicale in cui sappiamo che il risciacquo avverrà a casa dopo molte ore oppure addirittura il giorno dopo, è meglio conservare tutta l’attrezzatura umida nella borsa, altrimenti se lasciata all’aria aperta l’acqua inevitabilmente evapora, mentre le incrostazioni saline cristallizzano, e quando poi si va a risciacquare il tutto, ormai è troppo tardi perché non si sciolgono più, e restano permanentemente creando un danno.
Altro esempio nelle uscite con due immersioni al giorno, quando spesso gli erogatori restano sotto al sole, oppure come capita spesso nelle crociere in barca dove manca sempre l’acqua dolce e l’attrezzatura si lava alla fine della vacanza. Se questa rimane sempre umida i danni sono contenuti, ma se ogni volta si asciuga e poi si riusa, allora al rientro è bene far controllare l’erogatore, perché inevitabilmente si sono formate incrostazioni.
Altra piccola accortezza è quella di tenere il tappo del primo stadio all’asciutto e quindi non attaccato con una cordicella all’erogatore, altrimenti al momento di smontare l’erogatore dalla bombola e serrare il tappo, questo è sicuramente bagnato all’interno, e quindi l’acqua imprigionata, se non rimossa, sgocciola all’interno del primo stadio, ed è comunque una seccatura ogni volta rimuoverla e asciugarlo.
Un’ultima raccomandazione è quella di svitare il tappo una volta terminato il risciacquo in modo che durante l’esposizione all’aria per l’asciugatura finale dell’erogatore, anche l’umidità e la condensa che si trovano all’interno del primo stadio evaporino.
Per rispondere alla seconda domanda ossia quali sono i segnali dell’inizio di un malfunzionamento dell’erogatore, che devono essere subito valutati da un subacqueo, direi che per prima cosa l’osservazione del filtro sinterizzato. Se si presenta con concrezioni verdastre vuol dire che è entrato del salmastro, se invece sono bianche vuol dire che è entrata acqua.
Poi accertiamoci che il secondo stadio non vada in erogazione continua anche se in misura minimale. E’ sempre un segnale che va valutato attentamente da un tecnico. Può essere di poco conto e risolto con una semplice taratura, ma può essere anche più serio. Un altro indizio da non sottovalutare è l’inizio di una inspirazione a scatti.
Il meccanismo di sgancio rapido della frusta del GAV o della muta stagna è bene lubrificarlo con una certa frequenza con silicone spray per mantenerlo morbido ed e ben funzionante.
Il piccolo perno girevole che collega il manometro all’interno della frusta, detto Swivel, tende a raccogliere incrostazioni e col tempo la testa del manometro non gira più agevolmente su se stessa, fino a bloccarsi, e può trafilare aria. E’ infatti opportuno ogni tanto scollegare manometro frusta, estrarre lo Swivel, pulire e lubrificare il tutto. E’ un intervento facile e alla portata di ogni subacqueo.
D.
Consiglieresti ai subacquei di trattare gli erogatori con spray lubrificanti e disincrostanti come il WD40 e il CRC o con altri prodotti?
R.
Assolutamente no con WD40 e con il CRC, o prodotti similari. Le reazioni chimiche con i vari componenti degli o-ring possono essere negative. Quello che invece non danneggia assolutamente tutte le componenti metalliche e in gomma di un erogatore, e mantiene una buona lubrificazione generale, contribuendo pure a limitare la formazione di incrostazioni, è l’uso di un comunissimo spray al silicone.
Ovviamente solo sulle parti esterne. Non va assolutamente spruzzato nelle parti interne. Si può applicare dopo il risciacquo e l’asciugatura. Comunque periodicamente si può usare anche un disincrostante specifico per il sale, il SALT X, che va diluito nella proporzione di 1 litro per 35 litri di acqua.
Qualsiasi tipo di attrezzatura subacquea può essere immersa in questa soluzione per circa 15 minuti, e direi che il prodotto svolge bene la sua funzione, senza arrecare danni ai vari componenti. Un sostituto potrebbe anche essere il comune aceto da cucina diluito nella proporzione del 50% con acqua.
Comunque sono interventi che, ripeto, vanno fatti saltuariamente, e raccomando di non entrare nella paranoia del superrisciacquo ad ogni costo con l’aggiunta di prodotti scrostanti dopo ogni immersione. Se si rispettano i consigli d’uso che ho prima descritto e i giusti intervalli di manutenzione, si può stare sicuri di mantenere il proprio erogatore in margini di efficienza, sicurezza e buone condizioni generali per molti anni.
Il minuscolo foro di alimentazione del manometro, tanto piccolo che appena si vede, deve essere tenuto ben pulito, altrimenti se otturato, il ridotto passaggio d’aria non consente delle letture precise della pressione.
D.
Quali consigli dai per altre componenti importanti di un equipaggiamento subacqueo che necessitano di cura e interventi di manutenzione.
R.
Sicuramente un elemento delicato è la valvolina delle fruste di carico del gav e della muta stagna. E’ molto piccola e facilmente si usura, e viene attaccata anche dalla corrosione. Consiglio di dare spesso nell’interno un po di silicone spray, e per questa componente dell’attrezzatura, a differenza degli erogatori, non è male ogni tanto dare anche una spruzzatina di disincrostante come WD40 o CRC.
Noi in laboratorio puliamo le valvoline nella vaschetta a microonde, dopo averle aperte con una chiavetta che usano i ciclisti per le valvole dei pneumatici. Stesso discorso vale per i collegamenti tra frusta e manometro che tendono ad accumulare facilmente incrostazioni. Il primo segnale è che la testa del manometro non gira facilmente e poi inizia a trafilare aria.
Ogni subacqueo può provvedere autonomamente a dividere i due componenti svitandoli, estrarre il perno girevole inserito a pressione, detto swivel, dotato di due piccoli o-ring, pulirlo e lubrificarlo con silicone spray. Eventualmente sostituire i due piccoli o-ring se perde.
Anche il minuscolo foro sulla base del manometro, come si vede dalla foto, necessita di essere pulito e mantenuto aperto, altrimenti o non passa aria o la scala graduata da false letture. Altra componente importante, che tuttavia necessita di manutenzioni più diradate nel tempo, che vanno comunque fatte per evitare una piccola erogazione continua, è la manopola di carico e scarico del gav.
E’ un meccanismo apparentemente semplice, ma come si suol dire un po “rognoso”. Consiglio infatti di farci mettere mano da persone esperte che dispongono anche dei pezzi e delle guarnizioni o-ring di ricambio, altrimenti il problema non si risolve. Oltretutto è un intervento di rapida esecuzione ed economico.
Un ultimissimo consiglio riguarda le valvole della muta stagna, specialmente quella di carico. Anche se funzione bene, di tanto in tanto fatela pulire e lubrificare. Meglio prevenire. E’ veramente spiacevole trovarsi a saltare l’immersione perché la valvola non carica o carica e allaga, oppure va in erogazione continua; questi guai tra l’altro si verificano improvvisamente senza preavviso.
Insomma cari amici subacquei, spero di non avervi spaventato, e state tranquilli che con le necessarie attenzioni e cure potete assicurare alla vostra attrezzatura una lunga vita e assicurarvi belle immersioni.